Valerio P. Cremolini

Autenticità del paesaggio

Dopo aver acquisito una specifica autonomia, il paesaggio si propone come genere che vanta considerazioni ben consolidate nel più vasto perimetro delle arti visive. La sua rappresentazione, durante i secoli si è enormemente differenziata, motivando il sorgere di scuole regionali, animate dalla presenza di autorevoli interpreti della veduta. La nostra Liguria è accreditata, al riguardo, di un protagonismo di tutto rispetto, di una luminosa storia movimentata da prospettive realistiche o di diversa intonazione, riferimenti imprescindibili sul piano documentario e formativo, soprattutto per le giovani generazioni artistiche.

Da tempo, nell’ambito del confronto fra distinte modalità interpretative del paesaggio, si è sempre più affermata la concezione che lo celebra come luogo dell’anima, superando così la mera riproduzione meccanica dello stesso, per conseguire una visibilità più completa, rivelatrice, per l’appunto, delle passioni, dei valori spirituali, insomma, dell’anima dell’artista. Il paesaggio, allora, diventa sede di un’esplorazione che non si ferma in superficie e l’incanto che esso suscita penetra nell’intimo, attivando percorsi che si realizzano scoprendo nuove e inattese emozioni.

Emozioni che certamente non sono sfuggite a Dorothea Lustig nel porsi dinanzi a scorci paesaggistici oppure a poetici tramonti, dipinti sulla tela privilegiando un’omogeneità formale e un assetto compositivo misurato, anche nei colori mai eccessivi. Con la sensazione dell’immediatezza si avverte, poi, l’invito dell’artista al raccoglimento.
Sì, in quanto tra la chiarezza delle vedute s’insinua una vena di soffusa malinconia, partecipe di quel clima metafisico che si coniuga con l’idea del mistero. Alla pittrice sta a cuore, è l’impressione che ho ricavato scorrendo i suoi lavori, di fissare i contorni più autentici del suo modo di intendere il paesaggio, che rispecchi pienamente la sua personalità. Non accetta, quindi, alcuna finzione e la pittura, non diversamente dalla poesia, va accolta come voce della verità.

Dorothea sembra suggerire di farsi coinvolgere dal tepore del silenzio per godere i fremiti di uno stato emotivo, che conduce al benessere esistenziale. Il cielo, il mare, le barche, gli alberi e le case che si succedono, uniti nel desiderato mutismo, offrono la percezione di essere stati lungamente osservati dalla giovane pittrice, prima di essere collocati tra i principali attori dei suoi dipinti.

Sono d’accordo con Leonardo, fratello di Dorothea, quando afferma che i quadri della sorella “trasmettono valori positivi ed in essi non ci sono dissonanze né esiste volontà di critica”. La pittrice, inoltre, sembra sostenere che nella ricerca contemporanea ci sia spazio per la pittura figurativa e per il paesaggio in particolare, quale richiamo utilissimo per affrontare ed approfondire i problemi dell’uomo e della vita in generale.